di Giovanni Villani
Martedì 18 Aprile ore 17.00
“Un organismo vivente non è altro che chimica” e “un organismo vivente è un tutto irriducibile ai componenti/processi chimici” sono due visioni opposte dello storico problema di identificare la specificità del vivente. Sebbene siano due posizioni estreme, per entrambe la chimica è un punto di riferimento per “leggere” il vivente, è la prospettiva privilegiata in cui “interpretare” il vivente. Il mio approccio è sistemico e richiede, quindi, sia le parti sia il tutto e si oppone sia all’ottica riduzionista sia a quella olistica. La vita, come le altre proprietà emergenti, non si esaurisce nelle relazioni con l’interno (sostanze/processi costituenti) e con l’esterno (ambiente), ma senza di esse non è analizzabile scientificamente. Il linguaggio chimico, infatti, è il linguaggio universale della materia, sia di quella che costituisce le rocce sia di quella degli organismi viventi. Parafrasando Galileo: la materia dell’universo è scritta in linguaggio chimico e i suoi caratteri sono atomi, molecole e macromolecole; senza queste conoscenze, è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto.
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