Ascanio Sobrero, il mancato accademico che fece la fortuna di Nobel

di Giovanni Appendino

Martedì 25 Febbraio alle ore 17:30

Nel panorama della chimica della prima metà dell’ottocento, il piemontese Ascanio Sobrero (1812-1888) è classificabile come un “grande fra i minori”, con un profilo caratterizzato da una produzione scientifica limitata dal punto di vista quantitativo, ma comprendente lavori di grande valore, tutti concentrati in pochi anni, fra il 1843 ed il 1851. Il nome di Sobrero è associato alla sintesi della nitroglicerina ed alla scoperta delle sue proprietà esplosive e vasodilatatrici. Sobrero in quegli anni preparò anche, per via fotochimica, un derivato ossigenato dell’α-pinene che fu chiamato sobrerolo. Anche il sobrerolo trova utilizzo in terapia, come fluidificante bronchiale, col nome commerciale di Sobrepin; con indicazioni simili è anche usato il guaiacolo, ottenuto da Sobrero per distillazione a secco del legno di guaiaco, usato per la sintesi della vaniglina.

Sobrero non si interessò mai ai grandi temi emergenti della chimica dei suoi tempi (peso atomico, valenza, aromaticità), focalizzandosi invece sulle opportunità che i progressi nella chimica di sintesi e di isolamento di composti naturali offrivano per la scoperta di nuovi composti. Poliglotta, colto e di famiglia abbiente, fu tenuto in grande considerazione dai più importanti chimici del tempo. Di orientamento cattolico-conservatore, diede tuttavia rifugio a Selmi, condannato a morte per il suo ruolo nei moti di Modena del ‘48, ma entrò poi in contrasto con Cavour e la politica sabauda anticlericale dei tempi. A ragione di questa diversità di vedute, nel 1857 il governo piemontese preferì assegnare la cattedra di chimica di Torino a Piria piuttosto che a Sobrero. Come compensazione, gli fu infine assegnata nel 1861 la cattedra di chimica docimastica nella nascente Scuola di Applicazione per Ingegneri, che tenne fino al ritiro.

È sorprendente che le ricerche di Sobrero, nipote del direttore del laboratorio chimico dell’arsenale di Torino, non abbiano ricevuto sufficiente attenzione da parte dell’esercito piemontese. D’altro canto la nitroglicerina rimase il più potente esplosivo noto fino allo sviluppo della bomba atomica, e solo l’ossessione quasi paranoica di Nobel per moderarne la reattività portò a suoi utilizzi pratici, prima tecnologici come dinamite, e poi militari come ballistite, la polvere senza fumo delle armi automatiche.

Un grande contributo alla messa in sicurezza della sintesi della nitroglicerina fu dato da Mario Biazzi (1877-1964), la cui tecnologia si diffuse in tutto il mondo, contribuendo significativamente alla diminuzione degli incidenti nella produzione. Se Sobrero sintetizzò la nitroglicerina e Nobel ne addomesticò gli usi, fu Biazzi che ne industrializzò la produzione in sicurezza.

La presentazione avverrà  Martedì 25 Febbraio alle ore 17.30

Gli interessati possono richiedere all’indirizzo franco.calascibetta@fondazione.uniroma1.it il link per partecipare all’evento

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